sabato 1 aprile 2017

IL LIBRO

La più amata fa i conti col Professore



 
Teresa Ciabatti



«Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni e voglio sapere chi è mio padre». È una pretesa, un bisogno, un grido, una ferita. Un’ossessione che percorre ogni pagina di questa singhiozzante, compulsiva, violenta biografia di famiglia, “La più amata” (Mondadori, pagg. 218, euro 18,00), candidata al Premio Strega. «Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni e non trovo pace». Non dormo, ingrasso, non so amare nè perdonare. Un mantra che trascina a fondo il lettore. Che cosa ha generato questa donna incompiuta? Da dove originano la sua anaffettività, la sua inquietudine, il suo autolesionismo fisico e sentimentale? E che cosa c’è da sapere, cosa si nasconde nel passato di una scrittrice (quattro romanzi di nessun successo e sei film, di cui tre si rifiuta di mettere nel curriculum: così dice), ora mamma (disattenta e inadeguata, porta la bimba a scuola solo se la tata torna in Moldavia), senza più legami con i parenti, nemmeno col fratello gemello?

Che cosa non le è stato detto dai genitori entrambi morti, che cosa ha visto e non capito, nella sua infanzia da principessa?
La più amata è lei, Teresa, la cocca e l’orgoglio di papà, la figlia prediletta del potentissimo e ricchissimo Lorenzo Ciabatti, primario dell’ospedale di Orbetello, proprietario di appartamenti, terreni, perfino un grattacielo a Grosseto. Il patrimonio lo gestisce il fratello Umberto, l’altro, Dante, ha partecipato al tentativo di golpe di Junio Valerio Borghese. Soldi, tanti, e frequentazioni pericolose.


Si è specializzato a New York, il Professore, racconta di aver conosciuto Regan, Sinatra e Marilyn, ma ha rinunciato a una carriera brillante per esercitare in provincia e curare i bisognosi, facendo del “suo” nosocomio un polo avanzato. Ricco e tirchio: al bar non ha mai gli spicci, ma c’è sempre qualcuno che paga e offre. Teresa è l’unica a poter giocare con quello strano anello che papà non sfila mai dall’anulare: zaffiro e compassi - l’anello dell’Università americana, minimizza lui - per gli astanti simbolo di dominio, di diritto alla deferenza e alla sottomissione. Non fa eccezione sua moglie, Francesca Fabiani, anestesista e allieva del professor Valdoni, bella, indipendente e un po’ hippie (una lesbica e una zingara, traducono le chiacchiere quando arriva in paese), che, sposandolo, rinuncerà alla carriera per una vita di ombre e tradimenti, da agiata depressa cui viene inflitto un anno di cura del sonno. Dopo una lunga guerra fredda, il divorzio sarà brutale: il Professore dice di aver accumulato debiti con affari petroliferi, svuota i conti italiani ed esteri, vende gli immobili, fa in modo di dare il minimo a moglie e figli.








I ricordi di Teresa sono precisi, millimetrici: il bunker sotto l’immensa piscina della villa al Pozzarello, la prima dell’Argentario, il misterioso tentativo di rapimento di papà, la Ferrari gialla di Licio Gelli, L.G., come si firmava sui biglietti dei regali quest’amico di famiglia. Ricordi che, più avanti, diventano numeri: i ventitrè lingotti d’oro da quindici chili come castello per le sue cento Barbie, gli undici bagni della villa. No, mio papà non è il guardiano, è mia..., sbuffa agli amichetti che vuole dominare per proprietà transitiva. A danza, seppure già sovrappeso, ha sempre il ruolo da protagonista: e come potrebbe essere altrimenti per la figlia del Professore, l’uomo che può tutto?


Ventisei anni dopo la sua morte, Teresa Ciabatti descrive il padre come ateo, bugiardo, fascista, senza scrupoli e massone. Un calcolatore, implicato in fatti bui della storia recente. Lei, la più amata, è diventata un’adolescente disperata e smodata, poi una donna infelice, una “persona cattiva”, come si firma nel blog e su Twitter. Per questo vuole sapere. E così Teresa va indietro, scava, si appiglia ai bandoli, agli spezzoni della famiglia, alle cose non dette ma registrate in qualche angolo della memoria. Investiga, interroga, cuce, ipotizza. Vuole indietro quell’infanzia da favola, quella famiglia che in qualche momento è stata felice, anzi è stata una famiglia. Vuole trovare il punto esatto dello strappo, quando è iniziata la guerra che ha lacerato rapporti e patrimonio, che ha tombato i segreti, che ha restituito un padre sconosciuto.
Il più amato dalla sua bambina. Arrabbiata, interrotta, che vorrebbe riuscire a rivederlo con quegli stessi occhi.

@boria_a

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