sabato 12 agosto 2017

IL LIBRO

1993, l'anno della ragazza sbagliata





Giampaolo Simi


La Versilia di Giampaolo Simi ha sempre qualcosa di ferino. In “Cosa resta di noi” (Sellerio, 2015), vincitore del premio Scerbanenco, erano i muri degli stabilimenti balneari, spossati dall’erosione silenziosa e inesorabile dell’inverno, come i legami tra i protagonisti, condannati a morire di sfinimento. Nel nuovo noir, “La ragazza sbagliata” (pagg. 386, euro 15,00, Sellerio), la Versilia è quella “verticale” delle miniere di piombo argentifero abbandonate da cinquant’anni e delle cave che si aprono come orbite secche dove i castagneti si diradano, tra macchie d’ossido che sembrano pozze di sangue e binari mangiati dalla ruggine.

È quassù, lontano dal mare modaiolo e lussuoso ma non troppo da non sentirne l’eco, che nel 1993 venne ritrovato il cadavere di una diciottenne, Irene Calamai, studentessa modello appena diplomata, scomparsa da una settimana. Il suo corpo ormai decomposto, scoperto per caso, restituì intatta la brutalità dell’assassino: tagli, ferite, unghie scorticate fino alla pelle viva. Un “cold case” di cui ritorna a occuparsi, ventitrè anni dopo, il giornalista Dario Corbo, all’epoca dei fatti praticante col sacro fuoco della professione, i cui pezzi inchiodarono, prima ancora del tribunale, Nora Beckford, giovane inglese figlia di un noto scultore, condannata a diciannove anni per omicidio. Sullo sfondo, la gelosia per un ragazzo e le chiacchiere di provincia intorno alla “straniera” - desiderata e ambigua, una “sorella minore di Uma Thurman”, promiscua, drogata - la colpevole perfetta per un pm agli esordi e carabinieri con l’urgenza di placare genitori straziati e opinione pubblica.


Due decenni dopo, i destini di Nora e Dario si incrociano di nuovo. Lei, scontata la pena e tornata a vivere in Versilia, sta organizzando una mostra sull’opera del padre, ma il paese non le perdona nè il passato nè lo sfregio alla memoria della vittima. Lui, licenziato dal nuovo proprietario del suo giornale (logiche editoriali: si compra e poi si chiude per liberarsi di un concorrente) e con moglie separata e figlio da mantenere, accetta di riaprire con un istant book l’assassinio di Irene. Ha bisogno di soldi, ma non solo. Per la prima volta ha conosciuto Nora, ha incontrato la donna di cui scrisse a freddo vent’anni prima ed è rimasto agganciato dal suo mistero. Tra di loro il trait d’union è uno strano magistrato, Lavinia Monforti, “destrorsa” con un passato da musicista metallara, che ha fatto trasferire Nora dal carcere dopo un tentativo di suicidio e ora spinge Dario a riscrivere il caso, suggerendogli indizi trascurati, favorendogli l’accesso agli incartamenti.


È il 1993, non a caso. L’anno dell’autobomba in via dei Georgofili a Firenze, della strage di via Palestro a Milano, degli attentati a Roma. L’anno in cui al giardino dei Boboli venne trovato un proiettile di artiglieria. La storia sanguinosa della sfida della mafia allo Stato si infila anche qui, tra le ville lussuose della Versilia, e sfiora quella di una ragazzina risucchiata in un destino che si compie altrove. È il 1993 delle schede telefoniche, dei primi cellulari grandi come valigette, dei teledrin per cronisti ansiosi di fare il salto, così ansiosi da non farsi troppe domande se qualcosa non collima nella verità scritta da altri. L’epoca prima di facebook e whatsapp, della non connessione, quando nei fatti di “nera” per stabilire la verità, o quel che più le si avvicinava, pesavano le parole dei testimoni e anche quelle scritte dai giornalisti.


La verità, appunto. Che ora Dario deve correre il rischio di cercare e accettare, smontando e ricostruendo ogni tassello di quel primo caso che ha determinato scelte e cambiamenti, scatenato ambizioni e fatto tagliare ponti, e alla fine l’ha condotto proprio dov’è ora, a una sorta di capolinea personale e professionale. La verità che Nora deve riuscire a vedere, dissipando i black out della sua mente, come anche Lavinia, che pure la cerca con ostinazione, quasi con un sinistro presentimento.


Tra vecchi e nuovi indizi, in un intersecarsi di passato e presente, il puzzle dell’omicidio di Irene si ricompone. E, come sempre accade nelle storie di Simi, nel disegno concluso ciascuno dei protagonisti scopre in sè un lato oscuro, uno scartamento, un abisso insondabile. Una verticalità, come quella della Versilia, da percorrere fino in fondo per ricominciare.

@boria_a

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