mercoledì 26 dicembre 2018

IL LIBRO

 L'esercizio di Mary B. Tolusso in Danimarca



È abituata a districarsi nella lingua ostica di Carlo Emilio Gadda, ma si è lasciata conquistare da quella facile di Mary Barbara Tolusso. Facile? «Solo in apparenza, s’intende - confessa la traduttrice Conni Kay Jørgensen - perchè poi, quando ci metti mano, ti accorgi che non è affatto così, e che la semplicità è un’operazione complessa». “L’esercizio del distacco”, secondo romanzo della scrittrice e giornalista triestina, uscito nel maggio 2018 con Bollati Boringhieri, per Conni Kay è stato un “amore al buio”, una passione per la lingua prima che per l’intreccio. Così, grazie a lei, traduttrice danese che vive da trent’anni in Italia e ha insegnato alla Statale e alla Sapienza, la storia dell’affacciarsi alla vita dei tre ragazzi in un collegio vicino al confine con la Slovenia ha ricevuto la sua prima traduzione estera.


 
Conni Kay Jørgensen



Dal 14 dicembre 2018 “Distancekunsten”, per i tipi dell’editore Wunderbuch che ha sede a Skive, è disponibile nelle librerie della Danimarca. «Ho una velocità di lettura altissima - racconta Conni Kay Jørgensen, che ha sposato un italiano e vive ad Asti - addirittura di dieci libri al giorno. Quando mi sono accostata al romanzo di Tolusso, di primo acchito ho pensato: “questo non fa per me, non è il mio stile”. Un paio di giorni dopo, invece, mi sono accorta che mi era entrato nel cuore. Sono abituata a tradurre Galileo, Vico, ora sono al lavoro su Marco Polo... eppure mi sono ritrovata a pensare: “si può scrivere anche così”, in modo semplice, appunto. Mi ha colpito».





Jørgensen ha ricevuto il libro dall’editore italiano. E, appena arrivata all’ultima riga, sull’onda dell’entusiasmo l’ha tradotto e si è messa a caccia di un omologo danese che lo potesse far conoscere ai lettori del suo paese. Una caccia non sempre coronata dal successo, come spiega la stessa traduttrice, che si fa “ambasciatrice” dei classici della letteratura italiana, ma anche di autori contemporanei come Nicolai Lilin o dei giallisti alla De Giovanni.





«Quello di Tolusso non è un libro commerciale - spiega - e vendere non sarà facile. Però rispecchia molto il nostro essere danesi. Siamo pochi, non ci sentiamo sicuri di noi, abbiamo paura del mondo. Non ci riconosciamo in questo mondo. Io vivo tra due culture e vedo che mentre gli italiani si “propongono”, si “fanno avanti”, i danesi si rifugiano nella loro ritrosia e riservatezza. In questo senso, “L’esercizio del distacco” è un libro molto danese».






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