MODA & MODI
Il guardaroba pop di Bridgerton
perfetto per i giorni "rossi"
Sarà storicamente improbabile, superficiale nella psicologia dei personaggi, prevedibile negli intrecci amorosi e nella loro conclusione, pedante nel sottolineare a ogni inquadratura la parità tra aristocratici bianchi e neri, pura fantascienza nell’Inghilterra Regency del 1813, ma la serie Bridgerton, non a caso sbarcata su Netflix il giorno di Natale, è il prodotto da divano perfetto per i giorni “rossi” delle feste. Dal punto di vista dei costumi è un appagamento per gli occhi, nonostante il sovvertimento di ogni ortodossia.
Firmati dalla newyorkese Ellen Mirojnick, premio Emmy per Behind The Candelabra, che collabora con registi come Oliver Stone e Steven Spielberg e ha inventato il look di Angelina Jolie in Maleficent, sono un tripudio di colori, di fiori, un’esplosione di gioielli bling bling, uno skyline ardito di acconciature e parrucche, un rincorrersi di tiare e di cappelli, con splendidi busti (opera del corsettista Mr Pearl) e infilate di bottoncini che trasformano noiose scene di seduzione in momenti di autentico piacere.
Non aspettatevi l’algida perfezione di Downton Abbey, o il rigore delle riduzioni di Jane Austen per la Bbc, ma uno shakerato pop di Marie Antoinette di Sofia Coppola, La favorita di Lanthimos è un po’ di Piccole donne di Greta Gerwig. Come in quest’ultimo con Meg e Jo, il guardaroba sintetizza a colpo d’occhio il confronto emblematico tra sorelle, nella serie l’efebica Daphne Bridgerton, fresca sposa dell’ombroso e passionale duca di Hastings, perennemente circonfusa da abiti in stile impero in azzurri, grigi e bianchi crepuscolari, e la combattiva protofemminista sorella minore Eloisa, che predilige la libertà di vestiti e soprabiti alla caviglia e non espone il décolleté se non quando a malincuore richiesta dalla presentazione a corte.
Una palette di arancioni, verdi tropicali, gialli “illuminating” (secondo il recente verdetto Pantone) percorre tutti gli otto episodi, trasmettendo il messaggio che sta a cuore alla produttrice Shonda Rhimes, più forte di ogni verosimiglianza: l’incontro e la mescolanza tra culture e l’inclusività. Così i colori caratterizzano e rendono protagonisti i personaggi di contorno, i più interessanti e sfaccettati nel rompere le regole della sottomissione femminile: la maschia regina mistosangue Charlotte, lady Danbury e le sue feste per sole donne, e soprattutto la burrosa e minuscola Penelope, tutta curve e autoironia, la vera personificazione di un girl power ancora di là da venire.
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