venerdì 31 ottobre 2014

MODA & MODI

 Junk fashion da supermarket 




Sui suoi vestiti aveva già sparso di tutto: mucche, maiali, galline, pasta e posate. Adesso Moschino è entrato in un fast food e ha prelevato le divise dei dipendenti e i contenitori delle patatine fritte. Poi, al supermercato, ha fatto provviste di junk food, cibo spazzatura, riempiendo il carrello di barrette di cioccolato, sacchetti di pop-corn, minestra in scatola, caramelle. La prima sfilata del nuovo creativo post Rossella Jardini, l'americano Jeremy Scott, ha portato tutto il chiassoso packaging in passerella: signore in rigorosi tailleur simil-chanel, felpe, camicie e pantaloni sartoriali virati nei colori di McDonald's, e borse che sono la versione deluxe dei contenitori del cibo take-away. Anche la sera ha le tinte stralunate di un film di Wes Anderson e gli abiti da tappeto rosso nascono accartocciando sul corpo gli involucri dei dolciumi, con codice a barre in vista.
Scandalo chips chic. I commenti del giorno dopo parevano scritti da ortodosse della macrobiotica ingozzate a forza con scatolame e snack alza-colesterolo. In qualche post in rete è spuntata Maria Antonietta con le sue brioches: la sfilata di Moschino vero e proprio incentivo all'insurrezione popolare contro gli stilisti che fanno a pezzi, a scampoli, quanto c'è di più sacro - il cibo, il lavoro, la salute - per puro lucro. Come osa Scott scimmiottare i grembiuli di chi non guadagna al mese neanche la somma per comprarsi il manico della borsa-happy meal? E perchè saccheggia schifezze nei market per vestire a suon di migliaia di dollari signore che di zuccheri e grassi hanno dimenticato l'uso?
Ragionamenti che non fanno una piega, se non fosse che sventolare l'etica della moda spesso diventa più ipocrita che inneggiare spensieratamente allo spreco. Si sono viste sfilare pelliccie, alligatori e serpenti vari, democratici denim prodotti in paesi dove gli operai guadagnano al giorno molto meno del prezzo di un big burger. Nessuno ha gridato allo scandalo per le contraddizioni insopportabili del lusso. Quando Nicola Formichetti ha vestito Lady Gaga di carne cruda, si è parlato di geniale intuizione (la performer che si offre in pasto ai suoi fan...) non di spreco inaccettabile, di offesa a chi la bistecca la compra se può. Il dna di Moschino è provocante, irritante, surreale.
Forse con la junk fashion voleva scuoterci: mettetevela addosso, non ingeritela (nè fatela ingerire agli altri), che è meglio. E coi vestiti divertitevi, piuttosto che moraleggiare.
twitter@boria_a

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