giovedì 14 aprile 2016

 IL PROGETTO

Il Piccolo di Trieste, 135 anni di storia diventano digital



Il Piccolo, memoria storica di Trieste, diventa digitale. Dopo Il Corriere e La Stampa a livello nazionale, e primo tra i giornali locali del Gruppo Espresso, l’archivio del quotidiano sarà completamente trasferito su supporto informatico, al sicuro dalla dispersione e dalla consunzione delle pagine e disponibile a tutti con più rapidità e facilità (anche dalle postazioni pc delle biblioteche regionali). Un’operazione che punta a preservare il passato, guardando al futuro e utilizzando le tecnologie che mette a disposizione. Resterà il fascino delle raccolte e dello sfoglio delle edizioni cartacee, per chi vorrà ancora provarlo sedendosi ai banchi di una biblioteca, ma basterà un clic su una tastiera perché lettori, storici, studenti, curiosi vicini e lontani, possano iniziare un viaggio virtuale, ugualmente affascinante, tra le pagine e le immagini di un diario ultrasecolare.

Questo obiettivo di tutela, strategico per l’identità di un territorio dilatato dall’emigrazione storica ed economica molto al di là dei suoi confini geografici, non a caso sarà realizzato attraverso un tandem tra pubblico e privato, tra la Regione Friuli Venezia Giulia e il Gruppo Espresso, editore del Piccolo. Lo stesso per esempio è avvenuto per La Stampa, grazie a un accordo tra la proprietà del quotidiano torinese e la Regione Piemonte.
Mercoledì 13 aprile,, nel salotto azzurro del municipio, a presentare l’iniziativa sono intervenuti i vertici del “partenariato”, la governatrice Debora Serracchiani, l’assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti e il sindaco Roberto Cosolini, accanto a Paolo Possamai, direttore del Piccolo, e a Fabiano Begal, consigliere preposto alla Divisione NordEst dei quotidiani Finegil.


Centotrentacinque anni di storia e cronaca minuta, giorno per giorno, stanno dunque per entrare in rete. «Centotrentacinque anni che hanno espresso un punto di vista peculiare, eccentrico, come eccentrica è Trieste», ha detto Possamai, ricordando che in quel primo numero del 29 dicembre 1881 «bisognava arrivare alla terza colonna per trovare una notizia datata “Italia”, dopo Vienna, Varsavia, Lubiana e Trieste, che però Italia non era...». Questa memoria collettiva è un patrimonio di tutti e vale per tutti, «lo specchio - ha proseguito il direttore - di una comunità vasta, che non tocca solo due province, ma è dispersa nel segno di una diaspora che coinvolge il pianeta».


Sta qui il senso di un percorso da tempo avviato insieme alla Regione e che, una volta completato, si affiancherà alla digitalizzazione degli ultimi anni del quotidiano, già realizzata dal Piccolo a partire dal 2004. Ma l’attesa - ha tenuto a precisare Begal - ha messo a disposizione strumenti tecnici più avanzati, sottolineando anche che quello triestino è il primo quotidiano storico del Gruppo che affronta questa rivoluzione dell’archivio. Tra gli altri quotidiani di lunga storia da ricordare la Gazzetta di Mantova, con i suoi 350 anni di vita, e un altro foglio ultracentenario come Il Tirreno. «Il Gruppo crede molto nella tecnologia e lo dimostra con costanti investimenti», ha sintetizzato Begal. «Oggi partiamo da qui, da un modo di vedere l’Italia con un occhio all’estero, per far nascere una specie di “wikipedia” del Piccolo e contenuti che rendano ancora più interessante la storia del giornale».


Per il sindaco Cosolini l’operazione “digital” nasce da due condizioni obiettive: la sempre più estesa consultazione e fruizione degli archivi del giornale nelle biblioteche comunali (che già peraltro hanno iniziato la digitalizzazione del primo decennio di vita del giornale) e la necessità di conservare questi documenti con il maggior grado di tutela possibile. L’assessore Torrenti, a sua volta, ha precisato il soggetto che si occuperà dell’intervento di digitalizzazione di circa 600mila pagine, dal 1881 al 2002 - il nuovo Erpac, ente regionale per il patrimonio culturale - e ha insistito su un obiettivo ulteriore, accanto a quello della custodia della memoria. «Vogliamo rendere fruibili le ricerche con nuove modalità - ha detto - quindi mettere a disposizione non solo una “fotografia”, ma la possibilità di ricostruire storie in modo veloce e agile».


«Partnership virtuosa» tra istituzioni e privati, l’ha definita la presidente Serracchiani, citando l’esempio analogo della Cineteca del Friuli di Gemona, per evitare frammentazioni e garantire rapidità di consultazione. «Fermare, leggere, conservare l’identità del territorio è importante - ha rilevato - rispetto alle sfide che stiamo affrontando a Est e nell’Unione Europea, ambiti rispetto ai quali il Piccolo si è collocato al centro. È importante preservare un patrimonio di tutti per tutti, con una capacità di lettura che guarda lontano».


Sarà un lavoro entusiasmante e certosino, che muoverà i primi passi dalla ricerca delle collezioni meno usurate. Digitalizzazione, metadatazione e indicizzazione: la Storia con la S maiuscola che ha attraversato la città, letta dalle colonne del suo giornale (con cui, a volte suo malgrado, ma sempre con sentimenti viscerali, si identifica), e la cronaca spicciola fino ai giorni nostri, saranno a portata di mano. Dei triestini, ma anche - ha ricordato Possamai - degli italiani che guardano con interesse alle vicende di queste terre.

twitter@boria_a

2 commenti:

  1. Leggo l'articolo mentre sorseggio un "capo in B".

    Penso che potrebbe essere una buona opportunità di lavoro per me, ultra cinquantenne disoccupato. L'insegnante in inglese mi corregge rammentandomi che in realtà sono "in between jobs" e non jobless.

    Quindi le scrivo per chiederle se all'Erpac possano servire braccia e neuroni per questo grande lavoro. Anche miei.

    saluti
    Fabio

    units.fabione@gmail.com

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  2. Me lo auguro di cuore! Speriamo che non sia una boutade pre-elettorale e che il progetto si faccia davvero e in tempi brevi. E che naturalmente possa dar lavoro a quanti più "in between jobs" possibile. In bocca al lupo

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