martedì 7 giugno 2016

MODA & MODI

Pierre Cardin a Venezia: passato e presente come Dorian Gray 

Pierre Cardin durante l'incontro alla Fenice


 «Oggi per la verità non sono tanto elegante» dice Pierre Cardin, mentre, da seduto, tenta senza successo di abbottonarsi la giacca doppiopetto blu e il nipote Rodrigo Basilicati gli sistema la cravatta allentata a beneficio delle telecamere. Venerdì scorso lo stilista era alla Fenice di Venezia per presentare “Dorian Gray. La bellezza non ha pietà”, il musical che produce e di cui firma i costumi, protagonisti Matteo Setti e Thibault Servière con testi e musiche di Daniele Martini, in scena in laguna il 6 e 7 agosto 2016, dopo l’anteprima del 27 luglio al Festival di Lacoste (il “suo” festival, che si tiene nel “suo” castello, un tempo appartenuto a De Sade). «Solo due personaggi, non ho avuto molto da fare» scherza monsieur Carden, chiedendo con un sorriso malizioso di passare al francese dopo le prime parole in italiano. Perchè «italiano», questo signore classe 1922, nato Pietro Cardin a San Biagio di Callalta in provincia di Treviso, uno degli ultimi grandi della moda, designer innamorato del palcoscenico, «si sente di natalità e di cuore». Novantatrè anni pieni di progetti e di humour, tant’è che alla Fenice - «dove venivo da ragazzo e poi ho lavorato per i costumi» - tornerà anche il prossimo anno con un altro musical, soccorrendo le casse della Fondazione.
Il teatro, scoperto da bambino in parrocchia. «Avrei voluto farlo dopo la guerra» racconta, ma Jean Cocteau lo chiamò per i costumi de “La Belle et la Bête» nel 1946 e da lì cominciò una straordinaria avventura, che continua ancora. Lui insiste: «Sono qui per parlare di teatro, non di moda». Ma bastano poche frasi per aprire un capitolo del costume e dell’arte del secondo ’900. «Ho cominciato con Christian Dior e ho tanto amato questo mestiere, ho portato le mie creazioni in tutto il mondo». Gli atelier di Jeanne Paquin e Schiaparelli, poi primo sarto da Dior, con cui lanciò il new look. Ancora ricordi: Cocteau, Visconti e i costumi di “Senso”, la sua maison, le creazioni pionieristiche, il successo internazionale, Jeanne Moreau, amore e musa, l’étoile Maya Plisetskaya che vestì in “Anna Karenina” per il Bolshoi.
Moda e teatro si intrecciano, amori inseparabili di un’intera vita. Nel suo Espace Cardin a Parigi, aperto nel ’71, ha prodotto mille spettacoli, senza soldi pubblici, ha lanciato artisti, ha sperimentato. Delle sue ultime produzioni, Casanova, Amleto e Dorian Gray, parla come di figli. «Abbiamo fatto le prove generali di Amleto sotto l’acqua - testimonia Setti - e Monsieur Cardin stava lì, con noi, a prendersi la pioggia. Il suo tratto è l’eleganza, in lui vivono il passato e il presente».

@boria_a

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