venerdì 21 novembre 2014



MODA & MODI

 La gauche leopardata 





Boxer di sinistra e mutande di destra? Si è discusso a lungo, e un po' stancamente, sui retroscena ideologici dell'intimo maschile. Dopo l'ottobre 2013, quando Maria Elena Boschi, deputata del Pd, si presentò alla Stazione Leopolda di Firenze su décolléte  animalier tacco dieci, padrona di casa alla tornata di incontri voluta da Matteo Renzi, il dibattito si è spostato e infervorato sul messaggio politico dell'abbigliamento femminile. La leopardata, nell'immaginario comune, è molto prossima alla pitonata, alla serpentifera Santanchè, che dei suoi rettili fa un inequivocabile manifesto di intenti. Conclusione: la futura ministra Boschi ha scelto di non smacchiare il ghepardo, testimoniando una volta di più la deriva a destra dell'emergente ala renziana del Pd.

Del leopardo dopo la Leopolda si occupa, gustosamente, "Glamoursofia" (Il melangolo, euro 7,00, pagg. 93) un librettino da borsetta scritto da Debora Dolci, ricercatrice in Scienze filosofiche, e Francesca Gallerani, esperta di moda, per aiutarci a riflettere sul fatto che nutrire il proprio spirito non significa per forza andare in giro con la gonna di velluto e gli zoccoli. Con tanto di spiegamento filosofico, da Nietzsche a Kant a Heidegger, passando per l'inevitabile Roland Barthes, le due autrici si rivolgono alle figlie delle figlie del femminismo, che non hanno alcun bisogno di bruciare indumenti e di dimostrare, castigandosi in involucri scoloriti, che "oltre le gambe c'è di più", magari un cervello.
Ma torniamo al punto: il leopardo e i tacchi a spillo fanno destra? E cosa dovrebbe indossare una donna per "apparire" di sinistra, quarant'anni dopo quella cultura hippie che considerava anche la moda un affare "politico", una dichiarazione di attivismo e impegno?
Le scarpe della Boschi aggiornano lo scenario: l'abbigliamento oggi è solo una scelta estetica, in passerella vediamo l'eskimo o gli anfibi svuotati da ogni messaggio, da ogni rimando ad appartenenze e schieramenti. L'antropologo Ted Polhemus lo chiama il "supermarket degli stili": possiamo essere punk, grunge, rocker, castigatrici o madonnine, senza dover sposare alcun credo o crearci un'identità immodificabile. Gli abiti continuano ad avere significati, ma sempre più allargati e meno rigidi. E la signora impegnata à gauche può camminare su stiletto maculati, con l'unica preoccupazione di non franare.

twitter@boria_a

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