lunedì 29 febbraio 2016

MODA & MODI 


 Reckless sleepers (and confused)


Per nobilitarlo si rispolvera l'invenzione della principessa Irene  Galitzine che, nel 1960, rimase folgorata dalle splendide giacche di Yul Brynner nel musical “Il re e io” in scena a New York. Come racconta nella sua autobiografia del 1997, scritta insieme a Cinzia Tani, scovò un negozietto che importava sete da Bangkok e disegnò top, camicie e pantaloni da realizzare nello stesso tessuto, subito apprezzati nella cerchia di amiche di sangue blu, da Marella Caracciolo a Consuelo Crespi, e poi sulle passerelle.
La giornalista-guru dell'epoca, Diana Vreeland, l’antenata dell’odierna Wintour, lo battezzò “pigiama palazzo” e il capo fece fortuna soprattutto addosso a signore che si muovevano in ambienti aristocratici, tra un ricevimento pomeridiano e l'altro, per poi scivolare nell'auto con autista, fluide e inappuntabili, nel caso di un'emergenza di società dell'ultima ora.

 
Irene Galitzine, principessa-stilista


Oltre mezzo secolo dopo, il pigiama torna nelle vetrine, con coordinate di utilizzo capovolte. Non si tratta più di un completo da tè con le amiche, ma di un capo che vorrebbe essere comodo, pratico, svelto ma 
n sciatto, da portare in casa, per chi ci passa molte ore lavorando o studiando, oppure per uscire, senza l'ansia di “vestirsi” ma neppure quell'aria letargica e informe di chi si è appena alzata dal letto.
Un capo da “reckless sleepers”, dormienti temerari (come il quadro di Magritte), l'ha definito, sul magazine di stile T del New York Times, Francesca Ruffini che di pigiami produce una linea extra lusso in seta, F.R.S. La signora confessa, nell'intervista, che fin da bambina non vedeva l'ora, appena tornata a casa, di spogliarsi. Così, invece di lavorare su capi che le facessero passare questo impulso, sicuramente destinato negli anni a diventare fonte di imbarazzo, ha deciso di prolungare la confortevolezza e l'intimità del pigiama, rendendolo urbano e sciccoso: giacche maschili su pantaloni ampi, abbottonate davanti o chiuse in vita da una fusciacca, fantasie discrete, righe o tinta unita.
Pare che le star paparazzate in urban-pigiama lo trovino soprattutto comodo per i lunghi spostamenti in aereo, in modo da essere libere nei movimenti durante le ore di crociera e presentabili all'atterraggio.

Jessica Alba

 Come sempre succede, però, quando un capo dalla passerella scende in strada e arriva nelle catene di abbigliamento low cost, cioè per tutti, i buoni propositi si sono persi per strada. Nelle vetrine si stagliano completi fantasia a tinte forti, stile negozio cinese, consigliabili per una giornata di scarsa visibilità più che per una mattinata tra commissioni e negozi. Niente seta o fibre naturali, ma un mix imprecisato e in apparenza non ignifugo.
Più che dare, psicologicamente, la sensazione di un prolungamento del proprio habitat, di un rifugio contro il caos esterno, questo pigiama chic aumenta la confusione. Fuori e dentro di noi. 
twitter@boria_a


leggi anche    http://ariannaboria.blogspot.com/2007/10/moda-modi-lessons-of-lingerie-vivienne.html

Nessun commento:

Posta un commento