lunedì 1 febbraio 2016

 MODA & MODI 


Diversamente Barbie


 Irriconoscibile Barbie, diventa alta, piccola, formosa. La Mattel annuncia la "normalizzazione" della quasi sessantenne bambola, di cui ha piazzato oltre un miliardo di esemplari nel mondo. Colpa delle vendite, in calo di oltre il dieci per cento in ciascuno degli ultimi otto trimestri.
Non basta più aver fatto un patto col diavolo, essere eternamente giovane e "performante" in ognuna delle mille avventure affrontate, l'emblema di una quasi terza età attiva e vitale, con l'argento vivo addosso. Anche Barbie deve piegarsi ai numeri: negli ultimi quattro trimestri le vendite si sono contratte del 14% rispetto ai dodici mesi precedenti, una débâcle che ha costretto a far le valigie l’ex amministratore delegato della Mattel, Bryan Stockton, rimpiazzato dal componente del consiglio di amministrazione di più lungo corso, Chris Sinclair. Dopo aver dato un'aggiustatina ai quadri dirigenti, Sinclair ha annunciato un sinistro proposito: fare giocattoli “migliori”.

Una Barbie "migliore"? Una diversamente Barbie? Verrebbe da liquidare la faccenda su due piede: la Barbie è la Barbie, un simbolo, un'epoca, una stagione, un modo di giocare. Tenetela fuori dalla strisciante ipocrisia. Non ha mai fatto paura a nessuno.
Eppure, il mercato. Così dove non sono riuscite le femministe, che la accusavano di essere incarnazione della donna oggetto, dove non ce l’ha fatta la concorrente zoccolona Bratz, con plateau e labbra siringate, sono arrivate le bambole Frozen della Walt Disney, tutte zucchero e buoni sentimenti, congelate nei loro scintillanti abiti da principesse.
Anche Barbie deve adeguarsi, i sogni delle ragazzine non li incarna più la platinata bionica con l'obiettivo di conquistare lo spazio o quantomeno lo studio Ovale, sempre perfettamente "cuaffata" a cavallo come in piscina, ma le Cenerentole povere ma belle, nel cui futuro c'è sempre un qualche principe salvatore, una spalla su cui piangere, non un principe consorte come Ken.
Tra qualche mese, sugli scaffali, troveremo dunque le Barbie più "umane", versione minuta (petit), alta (tall) e formosa (quel "curvy" che è la panacea di tutte le magagne del mondo dell'immagine). Avranno capelli crespi e ricci e pelli di diverse sfumature. Saranno più corte, più lunghe, più tonde: non un modello estetico immutabile, che intimidisce.

Basta seno scolpito sul vitino da vespa e proporzioni da catalogo irreale della bellezza. Per battere le avversarie con coroncine e scarpe di cristallo, Barbie diventa tappetta e stangona e pure con un filo di ciccia e cellulite, come tutte noi. Ci rassomiglia e ci rassicura.
Non dice più alle bambine che tutto è possibile e alla loro portata, che puoi avere cervello e intraprendenza anche se sei piacente, alla moda e un po' frivola. Dice solo che devi essere normale, politically correct.
twitter@boria_a


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