lunedì 14 marzo 2016

MODA & MODI

Demna e Issey, la rivoluzione si fa senza parole


Demna Gvasalia e Issey Miyake. Il primo è il designer di cui la moda è stata presa da repentina infatuazione, il giovane georgiano poco più che trentenne “scoperto” da ITS a Trieste nel 2004, oggi a capo del suo brand “Vetements” e anche direttore artistico di Balenciaga. La prima collezione dal suo insediamento nella storica maison ha appena sfilato a Parigi, mandando in visibilio i commentatori.






Balenciaga: prima collezione firmata da Demna Gvasalia (f. Monica Feudi)

Dell’altro, del maestro Miyake, 78 anni, uno dei pochi designer che il New York Times ha definito “genio”, si aprirà il 15 marzo al National Art Center di Tokyo la mostra “The work of Miyake Issey”. Cognome prima del nome, una scelta voluta proprio da lui per prendere le distanze dal suo marchio e riandare invece all’essenza del percorso artistico, di intuizioni riconducibili sempre alla stessa matrice: semplicità, eleganza, pulizia.



 
Marzo 2016: autunno inverno 2016/17 Issey Miyake


Non hanno niente in comune l’enfant prodige Demna e uno degli ultimi grandi della moda, che, sopravvissuto all’atomica sganciata sulla sua città natale, Hiroshima, quando aveva sette anni, ha esorcizzato l’orrore delle memorie nella purezza delle linee, comprensibili al primo sguardo, a tutti. Niente in comune, se non il condividere spazi delle cronache fashion di questi giorni, inversamente proporzionali al loro peso.


Si grida al miracolo per Gvasalia, per l’impresa di aver contaminato il dna del visionario Balenciaga con lo streetwear della sua generazione. Tailleur rivisitati enfatizzando a dismisura i fianchi, plateau altissimi, camicione su gonne di tweed, bomber e pelliccette. Per capire quest’operazione, marchio storico più linfa nuova, bisogna passare per la creatura di Gvasalia, Vetements. Così almeno ci spiega l’autorevole commentatrice Suzy Menkes: abiti meno lussuosi, più avvicinabili, più adatti al mondo duro di oggi.


 
Balenciaga secondo Demna Gvasalia (foto Monica Feudi)


 

Nel ’91 Miyake inventò Pleats Please, tutta una linea di pezzi di poliestere plissettato a caldo, che prendono la forma del corpo, si lavano in lavatrice e si asciugano in mezz’ora, non perdono la piega nè il colore, non vanno mai fuori moda perchè non hanno moda.

 
Pleats Please nell'interpretazione del fotografo Yasuki Yoshinaga








L’evoluzione è stata A-poc, acronimo di A piece of Clothes: un tubo di stoffa cucita da tagliare e modellarsi addosso a piacimento.




Durante il maggio francese Miyake lavorava con Laroche e Givenchy: «Ho capito il quel momento che il vestito deve essere concepito come un elemento che riflette lo stile di vita della gente e fa cadere le barriere tra generazioni».
La rivoluzione, anche nella moda, non ha mai bisogno di tante parole.

twitter@boria_a

leggi anche:
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http://ariannaboria.blogspot.com/2015/10/gvasalia-dalla-passerella-di-trieste.html

http://ariannaboria.blogspot.com/2015/10/demna-gvasalia-trieste-giurato-its-2015.html





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