lunedì 12 settembre 2016

LA RASSEGNA

A Trieste Mille Occhi guardano il cinema da scoprire 





Quindici anni e, da sempre, gli stessi obiettivi: esplorare liberamente e trasversalmente il cinema, senza barriere di tempo, temi e generi. Andare alla ricerca di margini e zone d’ombra, di personaggi e opere dimenticati, non per lo snobismo della proposta di nicchia ma per leggere e interpretare il mondo contemporaneo attraverso il loro sguardo. Favorire il dialogo con le altre arti, dal teatro alla musica, dalla letteratura alle arti visive, e rispettare i formati in cui il cinema è nato, la pellicola prima del digitale. Il direttore Sergio M. Grmek Germani ha sintetizzato così l’essenza della sua creatura, “I Mille Occhi”: «Il coraggio di scelte nette e coraggiose», di intrecci e commistioni in controtendenza, che hanno ritagliato al festival una sua identità nazionale e internazionale, assicurandogli il sostegno triennale della Regione (www.imilleocchi.com).

Dal 16 al 22 settembre 2016 al teatro Miela di Trieste, con un’anteprima oggi e domani al Cinema Trevi di Roma insieme alla Cineteca Nazionale, la quindicesima edizione propone sette giorni serrati di proiezioni a ingresso libero. Con un omaggio al regista sloveno Vlado Škafar, al quale andrà il Premio Anno Uno e di cui sarà presentata la prima monografia completa al di fuori della Slovenia, curata dalla co-fondatrice del festival Mila Lazic, affiancandole la mostra della pittrice e musa del regista Joni Zakonišek. Nella serata di chiusura, dopo la premiazione alle 20.45, verrà proiettato l’ottavo e più recente film di Škafar, “Mama” (che l’autore stesso ha detto sarà l’ultimo...), prodotto dal goriziano Igor Princic e girato in italiano, sloveno e lingue locali. «Un’opera - ha sottolineato Germani - non amata adeguatamente da altre rassegne e proprio per questo presentata a Trieste in anteprima nazionale».



"Mama" del regista sloveno Vlado Škafar


Il festival si apre col botto, venerdì alle 21, quando, ad accompagnare “Nostra Signora dei Turchi” (1968), il lungometraggio d’esordio di Carmelo Bene restaurato dalla Cineteca Nazionale, arriverà a Trieste la protagonista e musa del regista Lydia Mancinelli. Primo giorno e primi rimandi: nel film compare infatti, nel piccolo e conclusivo ruolo della sua carriera, quel Ruggero Ruggeri di cui, alle 18, viene proiettato in anteprima assoluta “Il documento” (1939), opera considerata perduta da decenni e restaurata dalla Cineteca del Friuli, alla cui proiezione sarà presente da figlia del regista, Manitta Camerini, di recente entrata nel direttivo dei Mille Occhi presieduto da Michele Zanetti.



Carmelo Bene e Lydia Mancinelli in "Nostra Signora dei Turchi"


È stato il critico tedesco Olaf Möller a illustrare, affiancando Germani alla “Lovat” di Trieste, il programma da lui curato e collegato alla retrospettiva già proposta al festival di Locarno. S’intitola “Beloved and Rejected” e si concentra sul tema dei migranti e degli esuli affrontato attraverso la visione di film tedeschi dell’era Adenauer, dal 1949 al 1963. «Per Trieste, in considerazione della sua storia e del suo pubblico molto preparato, ho selezionato qualcosa di speciale», ha detto Möller. «Non mostriamo vecchi film, vogliamo considerare la storia e trovare qualcosa che ci dica del domani».


Tra gli omaggi si contano quelli al drammaturgo palermitano Franco Scaldati, con un trittico di opere firmate da Franco Maresco, e al friulano Siro Angeli, poeta, drammaturgo e sceneggiatore. Di quest’ultimo, domenica alle 18, sarà presentato il Fondo, costituito alla Cineteca del Friuli e curato da Germani, in una serata in cui, nel ricordo del 40° del terremoto, si ricorderà anche il giornalista Guido Botteri: tra film e documentari di Angeli, passerà il programma radiofonico «55” come secoli» con la voce di Omero Antonutti, ospite in sala.


Molte le chicche del cartellone, a partire dal capolavoro muto di Elvira Giallanella “Umanità” (1919), sullo schermo lunedì 19 alle 20.45 con l’accompagnamento musicale di Francesca Bergamasco e Alessandro Fogar, per finire con “Teheran”, il film codiretto dal triestino Giacomo Gentilomo recuperato da decenni di oblio dal collezionista Simone Starace, la cui proiezione (sabato 17, alle 16) sarà introdotta dal critico Maurizio Cabona. Una sezione ulteriore è dedicata alla prima parte di una riscoperta dei registi veneti Renato Dall’Ara e Walter Santesso (il Paparazzo de La dolce vita), autori ignorati da qualsiasi storia del cinema e che il festival pensa meritino attenzione e critica.



"Mobby Jackson" di Renato Dall'Ara


Infine, una nota di orgoglio. Alla presentazione dei Mille Occhi a Venezia nel 2007 - ha ricordato Germani - partecipò l’allora sconosciuto Lav Diaz, il fluviale regista che sabato notte ha vinto il Leone D’oro.

twitter@boria_a

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