domenica 11 settembre 2016

MODA & MODI

L'ipocrisia dell'intimo salva-pudore




Body segreto, C-string, slip Shibue. Dopo la mostra del cinema di Venezia la lingerie da red carpet non ha segreti per nessuno. Giulia Salemi e Dayane Mello, modelle in cerca d’autore, hanno ottenuto molto di più di quello che sognavano: far dissertare tutto il paese, oltre che sulla loro identità, anche su che cosa non indossassero al posto dell’intimo regolamentare.

Un perizoma? Roba quasi catalogabile tra le mutande di Bridget Jones, passate alla storia come le madri di tutta la biancheria oscurantista. Il più scientifico contributo al dibattito è venuto però dal britannico Daily Mail che, facendo onore al giornalismo inglese, si è lanciato in una disamina precisa di tutti i fantasiosi (e fastidiosi) ammenicoli che si possono scegliere per non lasciare niente all’immaginazione di chi guarda, fingendo di voler coprire qualcosa. Perchè il segreto, se così si può dire, sta tutto lì: il nudo integrale avrebbe provocato meno sensazione di quelle lingue di tessuto posizionate tra peli mal rasati, perimetri di abbronzature e inequivocabili contorni anatomici.

Il “bodysuit” sfoggiato dalle due starlettine è cucito all’interno dell’abito e regala l’effetto bretellona in mezzo all’inguine, simile a quello di Sacha Baron Cohen in "Borat". Sul tappeto rosso l’aveva già mostrato la modella Bella Hadid allo scorso Festival di Cannes, ma la carnagione lattea e la silhouette da calla, ne avevano depotenziato la volgarità che, al contrario, ha deflagrato sull’abbronzatura non integrale, la depilazione approssimativa, le coscione palestrate e la inarrivabile tamarraggine delle due emule di Venezia.


Il C-string non richiede sforzi di fantasia, in tutti i sensi. Ha le caratteristiche scritte nel nome: crudele e castigante. L’aletta copri-pube, infatti, si assottiglia sul lato B e termina in un filo metallico da infilare tra i glutei, così che la schermatura non si sposti camminando. Troppo cattivo e foriero di contorsionismi fastidiosi? Allora non resta che affidarsi all’invisibile Shibue, al quale, tra gli altri meriti, dobbiamo l’ineffabile scoperta della farfallina di Belen. È un triangolino giusto per coprire quello che Courbet chiama l’origine del mondo, fissato in loco con una striscia di silicone. Dal pube gira l’inevitabile stringa intragluteo che termina in una sorta di cuoricino adesivo all’altezza dell’osso sacro.


Lo scandaletto di Venezia? Ipocrita, come questi francobolli di intimo “salva-pudore”. Che è fatto per esaltare aderenze, trasparenze, spacchi, ma deve restare invisibile. Soprattutto quando lo scopo è solo la visibilità di chi lo porta.

twitter@boria_a

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