domenica 29 marzo 2015

LA MOSTRA
 

Cento gioielli del Novecento al Magazzino delle Idee




Cento Novecento. Un secolo d’arte raccontato dal punto di vista della Cassa di Risparmio di Trieste attraverso cento opere della sua grande raccolta, che ne comprende oltre quattrocento. Una selezione mirata a testimoniare le personalità di pittori e scultori legati al territorio, ma insieme a rappresentare il gusto, lo stile, gli orientamenti del collezionismo locale e quelli specifici dell’istituzione che, attraverso anni e stagioni, le opere individuava e acquisiva. Nessuna bizzarria, nè incursioni nel futurismo o nell’astrattismo puro, piuttosto la preferenza accordata alla “bella pittura” di autoctoni di fama, ai temi paesaggistici, alle marine e agli scorci cittadini, nonostante a Trieste in quegli anni non mancassero vetrine e mostre su artisti nazionali e tendenze più avanzate.

 
Al Magazzino delle Idee si apre domani, alle 17.30 (inaugurazione solo a invito, per il pubblico da mercoledì), la mostra promossa dalla Provincia con il supporto della Fondazione CRTrieste e curata da Patrizia Fasolato, che fino al 2 giugno offrirà ai visitatori l’opportunità di compiere un itinerario artistico e apprezzare dipinti e sculture non altrimenti fruibili. Tredici sezioni ripercorrono la genesi della collezione - oggi della Fondazione CRTrieste - i suoi sviluppi e le strategie di acquisto, da quella “Marina” di Ugo Flumiani, acquistata nel 1924 in omaggio al gusto borghese dell’epoca e alla riconosciuta fama dell’autore, fino all’acquisizione del 2008 delle dodici tele della Stock, straordinaria sintesi di arte e pubblicità con il prodotto più noto dell’azienda, il Brandy Stock84, e del grande bassorilievo Pan di Marcello Mascherini per la facciata dello storico stabilimento di liquori triestino. Ma in mostra si vedranno anche due opere di Afro e Fontana, una donazione del 2014, a testimoniare non solo la vitalità di una raccolta che cresce e si evolve, ma anche la scelta della Fondazione come soggetto privilegiato per conservare e promuovere i “gioielli” di privati collezionisti. 




"Bragozzi al largo" di Ugo Flumiani

Flumiani, pittore tutt’oggi molto amato a Trieste, tiene dunque a battesimo, il 20 marzo 1924, la pinacoteca della Cassa di Risparmio, seguito, due mesi dopo, da Edgardo Sambo. I registri che seguono passo passo le vicende della collezione riportano “Festa sul Piave”, perchè l’estensore, al di là del titolo, annota quanto crede di vedere lui stesso sulla tela: così lo sbuffo d’acqua del colpo di artiglieria nell’alveo del fiume, trasforma la “Battaglia sul Piave” pensata dall’autore, in una “Festa”.
 
Gli acquisti riprendono nel ’28 e sono destinati sia alla collezione dell’Istituto che a donazioni al Revoltella o alla Civica Galleria Triestina, come accade a opere di de Finetti e Irolli. La Cassa di Risparmio acquista dalle gallerie o nelle mostre del Sindacato fascista Belle Arti al Giardino pubblico. In equilibrio tra “gusto e dovere”, in questa sezione della mostra è rappresentata la pittura fresca e respirante del ’900, gli scorci ariosi del “Grano” di Brumatti, del “Podere” di Eligio Finazzer Flori, della “Veduta di Trieste” del solido Flumiani, accanto alla pensosa “Fiaba” di Dyalma Stultus. Intensa e interessante la galleria al femminile, dove spiccano il ritratto di Argio Orell e la giovane signora in abito nero firmata da Croatto.




"Rive di Trieste", 1938, Augusto Cernigoj


Sono anni in cui la Cassa di Risparmio apre le agenzie sul territorio, a Trieste e nei centri vicini, nobilitando anch’esse con opere d’arte, come i pannelli “L’Industria e il Commercio” di Barison, comprati nel 1937 e destinati subito alla filiale di Sesana. Come vogliono i tempi e l’opportunità politica, nella raccolta entrano le effigi del Duce e del Re. Santo Lucas, Ramiro Meng, Marcello Titz, Tranquillo Marangoni, Livio Rosignano, Tullio Silvestri, Nicola Sponza sono gli artisti al centro delle attenzioni della Cassa, che ne acquista le opere spesso per regalarle a personalità in vista o per fare premi di concorsi.

 
Il 1942 è l’anno del centenario della banca, celebrato commissionando a Marcello Mascherini l’«Abbondanza», una scultura destinata alla sede centrale, quell’edificio progettato da Enrico Nordio e completato tra il 1891 e il 1894. Il committente suggerisce sicuramente i temi della “terra nutrice” e del “risparmio fecondatore”, che Mascherini fa suoi e sviluppa in forme rotonde e opulente, con un’opera che non ha niente della retorica di quelle “imposte”, ma si colloca a livello della sua produzione più alta.
Un altro snodo importante nella storia della collezione è il dopoguerra, quando la banca cambia strategia “artistica” e comincia a guardare all’800, ai ritratti borghesi, all’estetica neoclassica, quasi a voler ricostruire la storia figurativa di Trieste e del suo territorio. Qui il visitatore troverà i “Calzolai” di Tullio Silvestri, già di proprietà di Italo Svevo, e “La malata” di Cesare Sofianopulo, un tempo appartenuta alla famiglia Garigioli. L’inventario, i famosi registri dell’istituto - Evidenza opere d’arte e Opere d’arte II - accoglieranno d’ora in poi maestri veneti, lombardi, friulani, marchigiani, allargando definitivamente la geografia artistica al di là del territorio giuliano e dei suoi interpreti.

 
Anche l’influenza dell’impressionismo, nelle sue declinazioni tedesche, venete e francesi, trova spazio in mostra con i ritratti di Fittke e Veruda, mentre la presenza costante del paesaggio nella collezione Cassa di Risparmio è rappresentata dall’olio “Le rive di Trieste” di Augusto Cernigoj, dipinto nel ’38 e acquistato nel ’46, quando la Galleria San Giusto gli dedica un’importante personale. L’Istituto ritorna a comprare arte nelle gallerie, come testimonia anche “Caffè all’aperto (Giardino pubblico”) del 1954 di Levier, scomparso un anno prima e celebrato dalla Galleria d’arte Trieste con una mostra postuma. Un capolavoro verso l’astratto è considerata la grande tela “Notte e luna” di Nino Perizi, presentata alla Biennale di Venezia nel 1952, dove la raffigurazione emerge da una sintesi del paesaggio data da linee, curve, campiture di colore in perfetto equilibrio. 


Caffè all'aperto", 1954, Adolfo Levier

Completa il percorso ancora un omaggio alla donna nei nudi di Corinth, Zangrando, Veruda, Fonda e Sambo, nei ritratti firmati da Leonor Fini e Vito Timmel, nella festa di colori che è l’olio “Donna e barca” di Vittorio Bergagna, fino alle sculture di Dequel, Asco e a “L’erotica” di Mascherini, acquisita nel 2011, ottant’anni dopo la sua realizzazione. Come anche per gli “Gli amici” di Miela Reina, acquistato nell’87 ben sedici anni dopo la morte della pittrice, queste scelte “all’indietro” mirano a ricostruire il percorso dell’arte triestina attraverso il secolo. 

" L'Erotica" di Marcello Mascherini, 1931

Il cerchio si chiude da dove siamo partiti, dalla collezione dedicata allo Stock84, che la Fondazione ha rilevato in blocco per difenderla da smembramenti. Le interpretazioni pittoriche del celebre brandy sono in linea con la storia di tutta la raccolta: un dialogo con Trieste, il suo territorio, la sua cultura.
@boria_a

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