MODA & MODI: schiacciate dalla zampa(ta) dell'elefante
Non c'è articolo sulle riviste di moda, e non c'è fotogalleria sui siti, che non ci proponga l'elenco dei must-have degli anni '70. Già lo sappiamo che sono loro la stagione “rieditata” per questa primavera-estate, solo che adesso si chiamano hippie-chic, come titolava un'interessante – e profetica, nel bene e nel male - mostra dell'estate 2013 al Museum of Fine Arts di Boston. I Seventies sono così ricchi di spunti che, implacabilmente, ogni paio d'anni sulle passerelle ne fiorisce qualcuno. La novità di quest'anno è che ritornano in dose da cavallo, con frange, salopette di jeans, abiti a fiori, gonnellone, soprabitini di camoscio, fantasie psichedeliche e zampe di elefante, così da abbracciare tutti i nostri nostalgici desideri.
La copertina del catalogo della mostra Hippie Chic al Museum of Fine Arts di Boston, 2013, curata da Lauren D. Whitley |
Non c'è articolo sulle riviste di moda, e non c'è fotogalleria sui siti, che non ci proponga l'elenco dei must-have degli anni '70. Già lo sappiamo che sono loro la stagione “rieditata” per questa primavera-estate, solo che adesso si chiamano hippie-chic, come titolava un'interessante – e profetica, nel bene e nel male - mostra dell'estate 2013 al Museum of Fine Arts di Boston. I Seventies sono così ricchi di spunti che, implacabilmente, ogni paio d'anni sulle passerelle ne fiorisce qualcuno. La novità di quest'anno è che ritornano in dose da cavallo, con frange, salopette di jeans, abiti a fiori, gonnellone, soprabitini di camoscio, fantasie psichedeliche e zampe di elefante, così da abbracciare tutti i nostri nostalgici desideri.
Frange da cow girl, Alberta Ferretti |
Manca
un solo, trascurabile elemento: se l'hippie dei '70 era
l'abbigliamento della contestazione, contro i consumi di massa, e
saltava – non senza la spinta di qualche sostanza - dalla strada
alla passerella all'insegna della libertà, l'hippie 2.0 è
l'abbigliamento che dalla passerella vuole colonizzare la strada, con
tanta peace & love della pubblicità, che aiuta a chiudere gli
occhi e a far sognare molti “osservatori” di moda più di quella
chimica di cui parlava Timothy Leary. Basta addizionare qualsiasi
sostantivo o aggettivo con “mood”, “chic”, “up-to-date”,
“haute” , “posh” e pure i Settanta rispolverati fanno fare un
viaggio.
Pazienza,
dunque, se una signora che non ha mai messo piede in un negozio di
seconda mano si infila nelle frange rilette da Bottega Veneta, o se
pur odiando qualsiasi bottega del mondo si fa conquistare dal
soprabito squaw di Valentino, riscoprendo in sè un'anima
“etno-friendly”: in fondo, uno dei “must-have” di stagione le
suggerisce che è bene entrare nel “fringe-mood” e darsi un'aria
“boho-chic”. Passino i vestiti lunghi da figlie dei fiori, che
ci faranno sentire “girlie”, o il denim, quel vecchio jeans
slavato che, con la giacca militare, andava per la maggiore a
cineforum e collettivi vari, e che adesso diventa “hot” o “haute”
perchè lussuosamente declinato dagli stilisti in... eccetera
eccetera.
Ma
i pantaloni a zampa di elefante, quegli insidiosi scampanamenti che
si nascondono dietro il disorientante anglicismo “flares”? Quei
pantaloni che così perentoriamente, tragicamente marcano un'epoca?
Quelli che stringono stringono e poi, zac!, e si aprono in fondo,
che non stanno bene neanche a chi svetta intorno al metro e novanta,
di cui la metà distribuito sulla coscia?
Ebbene sì, sono un must-have anche loro. Meno male che molti esperti, nella posologia del “come si portano”, almeno ci avvertono di “aiutarci” con stivali e zeppe.
Da nessuna parte un Warning. Una riga di critica, o quantomeno di sospetto, verso il “reperto” più contestato dei favolosi Seventies, l'autentico pezzo da disco inferno. Nessuno che dica: attenzione, i pantaloni a zampa di elefante sono difficili, datati, nessuno che pronunci l'impronunciabile: brutti. A meno che non facciate parte di una tribute band dei Cugini di campagna.
@boria_a
Denim, zampa di elefante e salopette: tre rischi in uno firmati da MiH Jeans |
Ebbene sì, sono un must-have anche loro. Meno male che molti esperti, nella posologia del “come si portano”, almeno ci avvertono di “aiutarci” con stivali e zeppe.
Da nessuna parte un Warning. Una riga di critica, o quantomeno di sospetto, verso il “reperto” più contestato dei favolosi Seventies, l'autentico pezzo da disco inferno. Nessuno che dica: attenzione, i pantaloni a zampa di elefante sono difficili, datati, nessuno che pronunci l'impronunciabile: brutti. A meno che non facciate parte di una tribute band dei Cugini di campagna.
@boria_a
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