lunedì 2 marzo 2015

MODA & MODI: that's is over, folks!

I Looney Tunes reclutati da Jeremy Scott per Moschino

Sulla passerella di Moschino alle sfilate milanesi sale l'allegra brigata dei Looney Tunes, con i suoi colori prorompenti, i gattoni, canarini, conigli e porcelli che nel nostro immaginario sono legati all'ironia della Warner Bros, contagiosa e un filino crudele. Passa il messaggio immediato di regressione a una stagione spensierata e felice, che dovrebbe riempirci di energia e positività.
Ci riesce? È una scelta di campo così diversa rispetto alle fruscianti signore di Alberta Ferretti, quasi uscite da una puntata di The White Queen, o alle ragazze androgine e sbadatamente vintage di Gucci, che fa riflettere. Non un'operazione nuova per Jeremy Scott, designer di Moschino, quella di appropriarsi di marchi, logo, personaggi che strizzano simpaticamente l'occhio al nostro fanciullino, rileggerli (ma citandoli filologicamente) e rispedirli in passerella sotto forma di prodotto moda. Nella primavera 2014, gli happy meal di McDonald's, con i contenitori trasformati in it-borsette e i colori delle divise dei dipendenti del fast food, giallo e rosso, utilizzati su tailleurini chic, per una fast fashion d'autore, poi SpongeBob e quindi l’universo tutto pink di Barbie, declinato dalla palestra alla sera.
Quest'anno i Looney Tunes sono reclutati per nobilitare lo street-style. Ecco allora sulle canotte da basket spuntare Bugs Bunny, che diventa anche una tracolla, sulle strisce delle divise da baseball Titti e Silvestro, e tutti quanti questi cartoon monopolizzare, davanti e dietro, maglioni coloratissimi, viola, blu, gialli, neri.
Non c'è aria di grande novità, da queste parti. J.C. de Castelbajac l'aveva già fatto con successo tra gli anni Ottanta e Novanta e, all'epoca, sull'onda della moda da bere, mettersi addosso Speedy Gonzales o l’Orso Yoghi sembrava una perdonabile bizzarria, un modo per essere sorvegliatamente trasgressive, adatto anche a borghesi signore negli anta. Poi i cartoni si sono appiccicati un po’ ovunque, da Nara Camicie ad Iceberg (con esiti e prezzi molto diversi), e hanno cominciato ad essere appicicaticci. Oggi siamo all’ennesima riedizione del tema che dovrebbe abbracciare un target allargato, la giovane compratrice adrenalinica, la più matura acquirente in vena di giovanilismi. Ma abbiamo davvero voglia di andarcene in giro con Porky Pig sulla pancia? O è meglio, variando il congedo della Warner Bros ai suoi beniamini, concludere semplicemente: that's over, folks!?
@boria_a




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