sabato 11 luglio 2015

E' ITS 2015 A TRIESTE
 
Alla tedesca Paula Knorr la quattordicesima edizione del fashion contest




La collezione di Paula Knorr, vincitrice di ITS 2015, fotografata a Trieste da Andrea Lasorte per Il Piccolo

TRIESTE  Il futuro da ieri notte è nelle mani della tedesca Paula Knorr, che ha vinto il premio più importante, ITS Fashion Award (10mila euro) alla quattordicesima edizione del concorso per giovani talenti del design, l’ultima all’ex Pescheria, prima del trasloco annunciato dal sindaco Cosolini nel Portovecchio riconquistato alla città. Un progetto, quello della ventiseienne Paula, che aveva convinto subito la direttrice di ITS, Barbara Franchin, già in fase di elaborazione, quando il portfolio era arrivato a Trieste. In fondo, l’ha detto anche Odile Cullen, curatrice del Victoria & Albert Museum di Londra e componente della giuria: a volte la storia, l’idea che c’è dietro gli abiti, è l’elemento più importante per la vittoria.

 
Quella di Paula va alla ricerca dei pensieri, dei sentimenti, della natura più segreta della donna. Parte da alcuni video, da immagini, per arrivare al tessuto, alla fisicità. La sua è una collezione tutta giocata sul contrasto tra la nudità, simulata da una guaina di lycra color carne, e il movimento creato da scampoli di tessuto lucido - rossi, viola, argento, prugna - che si avvolgono intorno al corpo in abiti, top e pantaloni fluidi, come se un turbine di vento li spingesse a incollarsi alle forme, valorizzandone la natura più riposta.

 
Vince, meritatamente, l’Otb Award (5 mila euro e uno stage nella holding di Renzo Rosso) e il Mediateca Deanna Award (altri 3mila euro) la giapponese Yuko Koike, con una collezione donna caleidoscopica, dove tradizione artigianale e avanguardia si traducono in gonne, top, maglioni, vestiti, soprabiti totalmente lavorati all’uncinetto e con inserti di plastica. La giovane Yuko si ispira ai colori dei giardini nipponici, li rende esplosivi, li addiziona, fino a farli diventare una palette da pop art. In questo progetto la tecnica lascia sbalorditi, ma non prende il sopravvento sull’armonia dell’insieme, sulla poesia con cui viene sottolineato il corpo femminile: una collezione di donne dalle tinte forti, in bilico con ironia tra passato e futuro.



La collezione di Yuko Koike, vincitrice dell'Otb Award a ITS 2015
 


L’Eyes on Talents Award (3mila euro e una promozione sulla piattaforma dedicata ai giovani creativi) se l’è aggiudicato Jenifer Thevenaz-Burdet, con una collezione sportiva maschile pulita ed essenziale, già perfetta per il mercato. Il futuro? Comincia da un contenitore, secondo la giovane svizzera, che spedisce i suoi “X-treme conquistadors” nei luoghi impervi del mondo. Maschi pronti a raggiungere campi base tra le vette, a esplorare, scalare, guadare, dormire all’adiaccio accessoriati con zaini e sacchi a pelo che si trasformano in giubbotti protettivi, a prova di vento, freddo e pioggia, realizzati con materiali iper-tecnologici. Uomini esploratori, bianchi e neri, dal piglio avveniristico e l’attenzione al dettaglio: vestono bermuda dal taglio perfetto sopra leggings finalmente non indecenti, guanti e galosce con zip dalle tinte a contrasto, pronti a sfidare la natura senza smarrire una sorta di grazia estrema.
 
Il Vogue Talents Award proietterà la finlandese Elina Määttänen sul sito e sull’edizione di settembre del magazine di moda. La sua è una collezione femminile che nasce da un complicato incrocio tra l’estetica giapponese, riconoscibile nei tagli trasversali a kimono dei suoi capispalla e nell’utilizzo della tintura shibori, e la struttura di una tuta aeronautica russa, che alla designer serve per darsi dei limiti, un perimetro entro il quale sperimentare. Il risultato non è facilmente comprensibile allo spettatore, almeno al primo impatto: una tribù di femmine Jeti, con doposci pelosi alle estremità, calate in tute e vestaglie che sono un campionario dell’ottima capacità manuale dell’autrice, meno del suo equilibrio tra sperimentazione, gusto e vendibilità.

 
Incomprensibilmente a bocca asciutta, forse perchè già pluriosannato in patria (e la missione di ITS è fiutare il nuovo piuttosto che confermare il già noto...), l’inglese Richard Quinn, venticinquenne, fisico e ispirazione che ricordano quelli di un giovane Alexander McQueen. La sua collezione di haute couture, “cracked couture”, come la definisce lui stesso, si diverte a fare a pezzi due modelli distinti, a strapparli a metà e a ricomporli in un abito nuovo. Tessuti dipinti personalmente a mano danno a questi abiti da sera una corposità solenne ed aerea al tempo stesso: un’esplosione di fiori dai colori intensi e le pennellate decise, gialli, rosa, bluette, verdi, percorrono abiti lungi, al ginocchio, mantelli, uno più desiderabile dell’altro, da cui esce un corpo femminile anni Cinquanta riportato ai giorni nostri con delicatezza, esaltato con intelligenza.

 
Poesia e tecnologia, manualità e contaminazione tra culture, hanno siglato quest’edizione di ITS e dato forma a quel “futuro” che era il tema proposto ai giovani designer. Nella Pescheria riconvertita per una notte in “astronave” verso nuovi mondi, Victoria Cabello si è riappropriata del microfono (ceduto nel 2014 ad Anita Kravos per gli impegni di X Factor) e ha come sempre condotto con adrenalina la serata, giostrandosi tra sponsor e autorità, ringraziamenti e passerelle. Poi, l’ultima notte di ITS nel Salone degli Incanti, è stata solo per i talenti, vincitori e (mai) sconfitti, e per i loro sogni. Che tutti, sulla passerella di Trieste, hanno costruito un primo tassello del futuro.

twitter@boria_a

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