giovedì 2 luglio 2015

IL LIBRO

Effie Gray e John Ruskin, matrimonio bianco
tra le ipocrisie vittoriane


Suzanne Fagence Cooper firma una minuziosa biografia che racconta anche pregiudizi, segreti e scandali della Londra di metà '800





La copertina del libro di Suzanne Fagence Cooper (Neri Pozza)
Un matrimonio non consumato. Un triangolo amoroso che dà scandalo sociale. Un annullamento e un nuovo vincolo benedetto da molti figli, ma su cui si allunga l’ombra di divagazioni quasi pedofile. Al centro di questo intrigo sentimentale dai contorni ambigui, che scosse i rigidi codici della società inglese di metà ’800 e fornì ottimo gossip ai salotti della capitale, c’erano John Ruskin, critico d’arte tra i più famosi del suo tempo, e la giovane moglie Effie Gray, scappata dalla casa coniugale in una fredda mattina dell’aprile 1854 per far ritorno dai suoi, in Scozia, moglie ormai da sei anni e ancora illibata.
Perchè mai John, animo sensibile, inquieto, ardente, adorato dalla società colta della capitale dopo il suo tributo a William Turner pubblicato in “Pittori moderni” uscito nel 1843, si rifiutò di toccare la bellissima e delicata consorte? Perchè posticipò per anni l’amplesso e la costrinse, consumata nei nervi, prima ad abbandonare il tetto coniugale, con un pubblico scandalo che avrebbe potuto annientare la sua reputazione di critico, e poi a intraprendere un altrettanto trasgressivo processo per tornare libera e convolare a nuove nozze?
Di questo torbido feuilleton vittoriano, che ha avuto anche una versione cinematografica sceneggiata da Emma Thompson, si occupa Suzanne Fagence Cooper nel suo “Effie Gray” (pagg. 365, euro 17,50) pubblicato da Neri Pozza. Che l’autrice sia un’ex curatrice e ricercatrice del Victoria & Albert Museum di Londra, esperta di arte vittoriana e preraffaellita, si capisce perfettamente dal taglio dato alla storia: pur trattando materiale scabroso, almeno per i parametri dell’epoca, la vicenda è mantenuta in equilibrio tra il romanzo e il saggio divulgativo, azzeccando, soprattutto nella prima parte, relativa alla vedovanza bianca di Effie, piacevolezza narrativa e ricostruzione sociale e d’ambienti.


Dakota Fanning ed Emma Thompson in "Effie Gray"

Ma chi era il terzo uomo del triangolo, poi secondo marito della protagonista? Effie, affascinante ma anche brillante, non dovette cercare lontano per risarcire cuore deluso e corpo ignorato. S’innamorò, infatti, di John Everett Millais, talento giovane e precoce di quella Confraternita di preraffaelliti che il critico Ruskin proteggeva e patrocinava e che l’aveva ritratta più volte, col consenso, anzi con la compiacenza del marito, quando vivevano tutti sotto lo stesso tetto, nel cottage vicino a Glenfinlas. Strano menage a trois, tra arte, tanti sospiri e niente sesso (al processo Effie risulterà vergine), che lasciava indifferente Ruskin, anche quando lei posava, languida e tutt’altro che passiva davanti all’adorante Millais. Attaccatissimo agli anziani genitori, da cui si trasferiva ogni mattina per scrivere, piantando in asso la moglie, Ruskin non poneva ostacoli alla vita mondana di lei e alle attenzioni maschili che la circondavano, considerandole quasi un indispensabile corollario al suo status sociale e alla sua fama. 
Sul rifiuto a consumare il matrimonio, non ci fu mai una spiegazione sola. Il critico accampò scuse religiose, perchè l’atto avrebbe dovuto compiersi in periodo quaresimale, poi fastidio per eventuali figli e per lo sformarsi del corpo adolescenziale della moglie, che aveva conosciuto dodicenne e che tale, almeno fisicamente, voleva si conservasse. Infine disse di «essere rimasto disgustato dalla sua persona», quando l’aveva vista la prima notte di nozze: pare non si spinse nemmeno fino al pube e che bastarono i peli delle ascelle a schifarlo. 
agence Cooper ha avuto accesso a un carteggio della famiglia Millais e ci racconta anche il “capitolo secondo” di Effie, dove il film non si addentra. Otto gravidanze, una vita domestica tormentata da lutti e malattie della prole, la cura e il sostegno alla carriera in ascesa del marito, che divenne presidente della Royal Academy. Venne presto il momento, però, in cui Everett la vide solo come una placida consorte e cominciò a ritrarre la cognata, Sophy, pre-adolescente. Un dipinto della ragazzina tredicenne, eseguito dal pittore a ventotto anni, nel 1857, fu tenuto celato fin dopo la sua morte e poi venduto in fretta e furia a un collezionista per l’eplicita carica erotica che faceva sospettare un rapporto tra i due non solo parentale. È l’aspetto più inquietante di questa minuziosa biografia. L’attenzione sessuale dell’età vittoriana verso i bambini, visti come oggetto di desiderio, che singolarmente attraversa la vita di Effie e dei suoi due mariti.

@boria_a
L'autrice Suzanne Fagence Cooper (f. The Press)

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