martedì 7 luglio 2015

MODA & MODI
L'inurbanità dell'urbana vestita da spiaggia
 

Con l’arrivo dell’estate la fauna urbana cambia pelle. Anzi, mostra la pelle. Sugli autobus diretti al mare si assiste a un’interessante e trasversale trasformazione antropologica: la scomparsa del freno inibitore. Paiono navette dedicate, come il treno che Harry Potter prendeva al binario 9 e 3/4, diretto solo a Hogwarts, dove non c’era di che sorprendersi se gli adolescenti indossavano un mantello e il cappello da mago.

Qui, su queste allegre tradotte balneari, ci si sente quasi a disagio, costrette negli abitucci da ufficio, davanti al festante irrompere delle maratonete dell’abbronzatura. Signore nella mezza età, che per tutto l’anno hanno spiato con ansia le “tendine” delle braccia, massacrandosi di pilates per sconfiggerne la progressiva discesa, si avventurano nella calca coperte solo da simil-parei annodati intorno al collo o da sedicenti “copricostume” che vengono meno alla loro più elementare funzione: coprire. Stakanoviste della forma fisica non vedono l’ora di esibire il risultato di cotanto impegno, strizzate in short inguinali e crop top (quelli che mostrano la pancia, per intenderci). Anziane ma inossidabili bagnanti, per tutto il resto dell’anno timorate di ogni forma di colore, fendono la folla con pinne, fucile ed occhiali, avviluppate in abbaglianti tende da circo. Ovunque spuntano lacci di bikini, si intravedono porzioni di mutanda e bambini lontani dall’età della ragione sono trascinati nel traffico già in costume con alette e paperelle.
Abbasso i dress code e ogni forma di regola e imposizione, soprattutto d’estate. Ma la fortuna di avere il mare in città (come da noi, a Trieste), di poter godere di una vacanza nello stesso perimetro urbano dove, in altri periodi dell’anno, si studia, si lavora, si seguono corsi e ci si dedica alle più svariate attività, suggerisce di mantenere separati gli spazi, proprio cominciando dal vestire. Ci vuol poco a nascondere il costume con un normalissimo abitino da città, semplice, fresco, non costrittivo (magari agée ma molto amato, per ridargli una seconda vita), evitando caftani e reperti da villaggio turistico. A giornata finita, il costume lascia il posto alla biancheria, ma t-shirt, camicie di lino e pantaloni leggeri possono dissimularlo senza dar l’impressione di essersi catapultate al supermercato direttamente dalla sdraio. Per niente urbano aggirarsi con gli aloni dei sottostanti slip o top bagnati o con le flip flop di gomma. E pure i bambini recalcitranti vanno rivestiti: mettere cosa e quando è una piccola disciplina che si impara, appunto, da piccoli.

twitter@boria_a

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