martedì 21 luglio 2015

IL PERSONAGGIO

Josef Maria Auchentaller, una sala nella pinacoteca di Gorizia


«Il giusto riconoscimento a un artista “adottato” dal territorio». Così la sovrintendente Raffaella Sgubin sintetizza l’omaggio dei Musei provinciali di Gorizia a Josef Maria Auchentaller, l’eclettico viennese, brillante esponente della Secessione, al quale, il 23 luglio alle 18, sarà dedicata una sala permanente a Palazzo Attems Petzenstein, con dipinti e una litografia appartenenti alle stesse collezioni goriziane e tre oli in comodato dall’Archivio Auchentaller. Tra questi, il “Pulpito del Duomo di Grado”, del 1903, una delle opere più significative dell’intera produzione dell’artista, ingiustamente caduto nel dimenticatoio rispetto ai suoi contemporanei.
Pulpito del Duomo di Grado, 1903, Archivio Auchentaller
 

Nel nuovo spazio, nei prossimi mesi, sarà accolta anche la fibbia in argento dorato e smalti del 1901, acquisita dai Musei goriziani nel 2008 dalla Tadema Gallery di Londra, in occasione di un precedente allestimento su Auchentaller, “Un Secessionista ai confini dell’Impero”, sempre a Palazzo Attems Petzenstein. La spilla è attualmente in trasferta alla Casa della Musica di Grado, dove è in corso un altro tributo alla versatilità del viennese, che a Grado morì, nel 1949: in esposizione ci sono ottanta pezzi, tra gioielli e altri oggetti in argento e smalto da lui disegnati, tra i più ispirati della Secessione.
Nell’anniversario dei centocinquant’anni dalla nascita, avvenuta a Vienna nel 1865,Gorizia e Grado (ma c’è un terzo omaggio, la retrospettiva al Museo di Brunico) rilanciano un personaggio legato per molti aspetti alla regione, dove visse e, insieme alla moglie Emma Scheid, operò come pittore e imprenditore. Un esponente dello “Jugendstil” che non conobbe il riconoscimento riservato a Hoffmann, Klinger, Klimt.

Ritratto femminile, 1910, Archivio Auchentaller

Fortune e sfortune, dunque. Queste ultime, almeno dal punto di vista artistico, legate in parte all’abbandono dell’ambiente viennese nel momento in cui era al top della carriera, e al trasferimento a Grado, prima saltuario nel 1902, poi stabile dal 1904, dove la moglie avviò la pensione "Fortino", punto di ritrovo della buona società mitteleuropea. «Purtroppo Auchentaller ebbe poco spazio nella grande mostra dedicata alla Secessione a Palazzo Grassi di Venezia - spiega la sovrintendente Sgubin - e le sue opere appartengono per la maggior parte a collezioni private, della cerchia familiare, non sono conservate nei musei austriaci. Questi aspetti possono spiegare la minor fama».
Auchentaller da Vienna si era trasferito a Monaco di Baviera e, tra il 1892 e il 1896, già sposato con Emma dal 1891, era entrato in contatto con la Secessione monacense, collaborando alla rivista “Jugend”. Dopo un viaggio in Italia tra il 1896 e il ’97, rientrato a Vienna aveva aderito alla Secessione viennese, con incarichi di punta nel suo comitato organizzativo.
Era pittore, arredatore, creatore di oggetti di design, ma anche splendido illustratore, in questo interpretando ai più alti livelli la “non gerarchia tra le arti” che fu di molti esponenti dello Jugendstil.


Fibbia in argento dorato e smalti, 1901, realizzata da Georg Adam Scheid su disegno di Auchentaller
 

Tra il 1900 e il 1901, Auchentaller realizzò raffinate copertine e illustrazioni per la rivista “Ver Sacrum”: l’ottavo numero della quarta annata è interamente dedicato alle sue opere grafiche e nel campo delle arti applicate. Dal 1895, inoltre, per l’azienda viennese Georg Adam Scheid, produttrice di bijoux e oggettistica preziosa, disegnò gioielli e altri accessori. Progettava anche tessuti e manifesti pubblicitari per ditte austriache, rivelandosi un cartellonista di talento.
Il culmine della sua carriera artistica, quando aveva già una fama consolidata specialmente come ritrattista, è rappresentato dal grande fregio “Gioia, bella scintilla divina” del 1902, realizzato, all’interno dell’edificio della Secessione, per la “Mostra di Beethoven”. Un’opera d’arte globale, in cui ogni singolo apporto concorreva a esaltare l’insieme, cui parteciparono Klimt, Klinger, Hoffmann. Il fregio di Auchentaller è collocato nella sala laterale di destra, vis-à-vis a quello di Klimt, nella laterale di sinistra.


Il trasferimento a Grado lo accettò, forse lo subì. Si fece coinvolgere marginalmente nella gestione del “Fortino”, con il pensiero sempre rivolto a Vienna, dove rientrava regolarmente d’inverno. Ma a Grado, nel 1906, regalò il manifesto simbolo della località balneare nella stagione della Belle Époque, Seebad Grado. Österreichisches Küstenland, uno dei pezzi più importanti della sua produzione.


Lontano dalla capitale, i suoi contatti con gli ambienti artistici andarono diradandosi e la sua produzione si fece più intimista, legata al ritratto e ai paesaggi lagunari. Nel ritiro gradese, si accentuano contraddizioni personali, insoddisfazioni, probabilmente una dipendenza economica dalla famiglia del suocero Georg Adam, che era stato un committente (per la Musikzimmer della sua villa, nel 1898, aveva dipinto e creato arredi), ma che guardava con scetticismo l’indipendenza delle scelte artistiche del genero.
Un artista riservato, modesto all’eccesso, come sottolinea Robe
rto Festi nel saggio per il catalogo della mostra goriziana del 2008.
Nel 1905, quando lascia la Secessione, commentando l’entusiasmo imprenditoriale della moglie per il suo “Fortino”, Auchentaller scrive: «Ho paura se penso a quando verrà il momento in cui dovrò dire la mia e prendere partito. Da un lato volontà, energia, aspirazioni, dall’altra un povero pittore incerto e intimidito».

Dopo le mostre a Gorizia nel 2005 (Belle Èpoque imperiale) e nel 2008, seguite da quelle a Bolzano e Vienna, la sala che si inaugura domani nella pinacoteca suggerisce la volontà di proseguire nel percorso di rivalutazione e approfondimento critico di Auchentaller. Artista esiliato ai confini dell’impero, in quella Grado dove è sepolto insieme alla moglie, ma tassello indispensabile, e per buona parte da scoprire, nell’esperienza artistica viennese.
twitter@boria_a

Cividale, 1925, Archivio Auchentaller

Nessun commento:

Posta un commento